All'inizio degli anni sessanta alla Triumph avevano in mente di produrre un nuovo modello in grado di arginare il crescente successo delle Austin-Healey Sprite e della MG Midget. Non ci furono dubbi sulla motorizzazione e il telaio (rigorosamente separato dalla carrozzeria), entrambi derivati da quelli della piccola Herald, ma la linea stava creando parecchi grattacapi. Il centro stile della Casa Inglese non riusciva a definire un'autovettura stilisticamente accet-tabile. Dopo il successo della Herald disegnata quasi per caso e in un batter d'occhio da Giovanni Michelotti, alla Triumph decisero di rivolgersi ancora allo stilista torinese per definire la nuova spider.
Michelotti fece un capolavoro e il 17 ottobre 1962 all'Earls Court Motor Show di Londra furono presentate le prime due Spitfire 4 al pubblico riscuotendo consensi unanimi. Dal punto di vista tecnico la vettura era piuttosto tradizionale, con telaio scatolato al quale veniva fissata la carrozzeria, le sospensioni erano a 4 ruote indipendenti, con triangoli sovrapposti davanti e a bracci oscillanti dietro, il cambio manuale a 4 rapporti e i freni anteriori a a disco. Il motore era il noto 4 cilindri in linea con albero a camme laterale di 1147cc di derivazione Herald. Grazie all'alimentazione a 2 carburatori SU, la potenza massima cresceva a 63cv. Per la nuova spider, la cui produzione iniziò solo nella fine del 1962, venne scelto il nome Spitfire, in onore dei caccia Supermarine Spitfire in dotazione alla Royal Air Force, che, dalla battaglia d'Inghilterra, si opposero efficacemente contro la tedesca Luftwaffe scongiurando l'invasione nazista.
Nonostante la disponibilità tra gli optional dell'overdrive, dell'hard top e delle ruote a raggi, le finiture erano molto spartane: il pavimento era rivestito in gomma, la serratura era presente solo sulla porta lato guida ed il riscaldamento era optional. Solo la strumentazione, centrale e arricchita anche dal contagiri, era soddisfacente. Le vendite, in ogni caso, partirono molto bene anche se le prime vetture vennero consegnate dopo lunghe attese. Curiosamente i primi lotti produttivi vennero destinati al mercato interno per sperimentarne l’affidabilità e solo dopo 6 mesi iniziarono le esportazioni.
L’importatore italiano era la DUCATI Meccanica di Bologna che provvedeva ad adeguare le vetture al codice della strada italiano sostituendo le luci posteriori con quelle a doppio bulbo associate a 2 catadiottri rossi su supporti troncoconici in alluminio, montando i lampeggiatori laterali, che nel Regno Unito non erano previsti, sostituendo le gemme delle frecce anteriori ambra con simili di colore bianco. Tutti questi particolari sono di difficile reperibilità sul mercato dei ricambi poiché sono di produzione italiana, limitata al periodo di commercializzazione delle vetture. Sul baule veniva infine apposta la mitica targhetta metallica “meccanica DUCATI bologna”
La Spitfire 4 fu prodotta dall’ottobre del 1962 al dicembre 1964 per un totale di 45.753 esemplari.
Nel 1965 vennero apportate le prime modifiche e venne denominata Spitfire 4 Mk2.
Una nuova mascherina con griglia modificata con doghe orizzontali, nuove maniglie porta con serratura su entrambi i lati, pavimento rivestito in moquette e sedili più imbottiti con cuciture in risalto mentre il cruscotto veniva rivestito in vinile anziché verniciato. Il motore, grazie ad un nuovo albero a camme e all'impianto di scarico modificato guadagnò 4cv (per un totale di 67cv) mentre altre modifiche vennero apportate alla frizione, al collettore e all’impianto di raffreddamento sostituendo il serbatoio d’espansione in acciaio con una bottiglia a fianco del radiatore mentre la ventola diventa in acciaio anziché in alluminio. Compare inoltre una nuova scatola in acciaio che contiene i filtri dell’aria e sulla targhetta identificativa all’interno del cofano motore viene anche indicato il codice colore del colore carrozzeria e degli interni. Fu prodotta dal dicembre 1964 al gennaio 1967 per un totale di 37.409 esemplari.
Modifiche più consistenti segnarono, nel 1967, il passaggio dalla Mk2 alla Mk3 presentata in marzo al Salone di Ginevra.
Il frontale venne parzialmente ridisegnato, con paraurti più alto, nuova mascherina e paraurti modificati con rostri anteriori rivestiti in gomma. Nel posteriore vengono aggiunte le luci retromarcia. All'interno le modifiche riguardarono soprattutto la plancia con strumentazione incorniciata da un pannello in legno e parti prima con lamiera a vista rivestite in vinile. Non venne trascurata neppure la meccanica: il motore ricevette una nuova testata, valvole maggiorate ed un incremento di cilindrata a 1296cc (75cv). La capote per la prima volta ha un telaio che gli permette quando si apre, di ripiegarsi dietro ai sedili e la parte posteriore trasparente è dotata di una cerniera, che dà la possibilità di poterla aprire agevolando un buon ricambio d'aria quando fa caldo.
Intanto l’8 febbraio 1968 la produzione della Spitfire raggiunge l’importante traguardo delle 100.000 vetture prodotte.
Dagli ultimi mesi del 1969 al dicembre del 1970, con numeri di telaio che vanno da FD75000 cambiano la forma delle scritte sul cofano, sul coperchio baule posteriore e si aggiungono lateralmente nei parafanghi posteriori, la cornice parabrezza e la mascherina diventano nere opache e nella nuova luce targa viene inserita la luce per la retromarcia, uguale alla versione americana, cambia anche il volante da 15" in plastica a tre razze in metallo, uguale a quello poi montato sulla MkIV.
La Mk3 fu prodotta dal gennaio del 1967 al dicembre 1970 in 65.320 esemplari di cui circa 23.800 in versione aggiornata (FD75000).
Nel 1970 venne presentata la MkIV. I cambiamenti furono notevoli: la coda venne completamente ridisegnata da Michelotti e resa più squadrata, i parafanghi anteriori (ora privi di creste cromate) vennero più larghi, con una nuova mascherina in plastica nera. Anche il cofano (privo della precedente nervatura centrale), le cornici dei fari anteriori, le maniglie porta (incassate) e le cornici dei finestrini (ora nere opache) furono oggetto di modifiche. All'interno cambiarono la strumentazione (ora divisa in due parti, una davanti al guidatore, l'altra centrale), i sedili ed il volante. Il propulsore, sempre di 1296cc venne depotenziato a 63 cv, in un'ottica di razionalizzazione della produzione, che prevedeva la comunione di molti componenti con le versioni destinate al mercato nordamericano, dove le normative antinquinamento erano più restrittive rispetto a quello europeo.
Vennero introdotte altre novità riguardanti la sospensione posteriore, modificata, con l'adozione di un perno centrale Swing Spring, per migliorare il comportamento stradale e tenere costante il camber delle ruote.
Durante la produzione la modifica più evidente riguardò il cruscotto rivestito in vinile nero che dal telaio FH50000 divento in legno con strumentazione Smiths anziché Jaeger mentre poco dopo un piccolo spoiler in plastica nera veniva incorniciato nella parte anteriore. Fu prodotta dal novembre 1970 al dicembre 1974 in 70.021 esemplari.
Nel dicembre del 1974, nasceva la 1500 e per compensare la potenza persa con l'introduzione della MkIV, la cilindrata venne incrementata da 1296 a 1493cc, e la potenza tornò a 72cv sulla versione per l'Europa, mentre scese ulteriormente a soli 55cv nella variante USA (dove, per rispettare la severa normativa antinquinamento, venne adottata l'alimentazione a carburatore singolo e montato uno Stromberg) e venne ridotto il rapporto di compressione. Per gli altri paesi i carburatori SU HS4 non furono sostituiti e la carreggiata posteriore aumentò grazie all’adozione di semiassi più lunghi di un pollice. Le uniche altre modifiche riguardarono la cromatura nera della cornice della coda e dei profili sui parafanghi posteriori e l'adozione della scritta adesiva Spitfire 1500 applicata direttamente sui due cofani. Interessante la proposta del pacchetto opzionale chiamato “luxury pack” che includeva la luce di lettura nel vano portaoggetti del passeggero, i poggiatesta, l’accendisigari e altre piccoli dettagli diventando poi di serie qualche anno dopo su tutte le vetture.
Durante la produzione la 1500 subì gradualmente leggere modifiche esterne, gli specchi, le maniglie, i tergicristalli da cromati diventarono neri, nuove colorazioni alla carrozzeria erano disponibili e il motore subì la sostituzione della ventola di raffreddamento da fissa a giunto viscoso mentre i sedili ricevevano un inserto in pied de poule nella parte centrale. Il volante cambiava disegno tre volte con lo spostamento del blocchetto d’accensione sul piantone.
La produzione (95.829 esemplari) terminò nell’agosto del 1980 con una curiosità: i dipendenti durante la foto di rito posero malinconicamente sull’ultima Spitfire prodotta un cartello scritto a mano con scritto “There she Blows” per dimostrare il loro attaccamento a questa vettura. Questo esemplare color Inca Yellow, telaio 9898 è conservato presso il Museo Heritage Motor di Gaydon.
La storia produttiva della nostra Spit finisce qui con 18 anni di produzione e 314.332 vetture prodotte, un ottimo successo commerciale viste le caratteristiche della vettura, ma come tutte le cose che finiscono inizia la leggenda e la Spitfire può essere giudicata a tutti gli effetti una vettura che fa parte della leggendaria storia dell’automobile e quindi…
Buon Sessantesimo Spit!!